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Le sfide di ogni impresa, oltre a quelle legate alla specificità del settore e del business, sono ormai quotidianamente connesse al tema della sostenibilità, con cui tutti i soggetti, anche i più piccoli, sono chiamati a confrontarsi.
Sostenibilità, in senso ambientale, significa generare profitti riducendo al minimo l’impatto in termini di emissioni e inquinamento e mettendo in campo buone pratiche di salvaguardia e tutela ambientale. Questi due imperativi da tempo hanno smesso di essere in antitesi, anzi, secondo l’ultimo Rapporto GreenItaly redatto da Fondazione Symbola e Unioncamere, le imprese che investono in tecnologie green hanno performance migliori in termini di aumento di fatturato (del 49%) e di numero di assunzioni (23%).

La prima azione da intraprendere per rendere sostenibile un’azienda è consumare meglio. Consumi energetici più efficienti corrispondono a un immediato risparmio economico sulle spese per le forniture energetiche, oltre a generare una riduzione dell’impronta di carbonio della propria attività.
Da tempo gli interventi di efficientamento energetico delle imprese sono incentivati anche a livello economico: basti pensare alle detrazioni fiscali (fino al 75%) e a iniziative come il Conto termico 2.0, i Certificati bianchi e il Fondo nazionale efficienza energetica.
Analisi e riduzione dei consumi non produttivi, illuminazione con tecnologia led, controlli termografici, misurazione delle fuoriuscite di aria compressa sono i principali ambiti su cui è possibile intervenire da subito per rendere più efficiente la propria azienda riducendo gli sprechi.

Un aspetto fondamentale per determinare la sostenibilità di un’azienda riguarda la scelta delle fonti di approvvigionamento energetico, puntando alle rinnovabili. Idroelettrico, ma soprattutto eolico e fotovoltaico sono in crescita esponenziale.
Va veloce l’innovazione tecnologica legata allo sviluppo di infrastrutture di produzione energetica: negli anni, pannelli e turbine sono diventati sempre più performanti e meno costosi (i prezzi del fotovoltaico sono scesi sotto i 20 centesimi per Watt), rendendo la scelta di queste soluzioni alla portata di tutti. 

Infine, giocano un ruolo importante gli investimenti sulla mobilità a basso impatto, quindi elettrica. I fleet manager delle grandi aziende puntano sempre di più su ibrido e full electric, in tutto il mondo crescono le immatricolazioni di auto elettriche e, conseguentemente, aumenta il numero di dispositivi di ricarica per e-car ed e-bike (in Italia sono più di 47mila, secondo la piattaforma Motus-E) per soddisfare una platea sempre più larga di utenti.
In linea con questo trend, diventare fornitori di ricariche per veicoli elettrici è un modo per ampliare la propria attività. Ed è alla portata di tutti, come nel caso di Repower Charging Net, un circuito di ricarica capillare e sostenibile che offre l’opportunità di diventare provider di ricarica e guadagnare da questa nuova linea di business. Per accedervi, basta avere uno spazio accessibile al pubblico dove offrire il servizio di ricarica.

Utility Manager: chi è e cosa fa

Spesso si sente parlare in modo interscambiabile, di Utility Manager, Facility Manager, Energy Manager, ma non sono la stessa figura professionale.
Quindi, che differenza c’è tra questi professionisti? E quanto possono essere importanti per un'azienda? Proviamo a dare qualche risposta.

Chi è e cosa fa l’Energy Manager?
Un energy manager è un professionista con competenze tecniche riguardo la gestione del comparto energetico di un’azienda o di un ente pubblico.
Il suo compito, cioè, è quello di verificare i consumi, ottimizzandoli, quindi promuovere interventi finalizzati all’efficienza energetica e all’uso di fonti rinnovabili. Come svolge il suo lavoro? Mediante audit ad hoc, o tramite i report ottenuti da sistemi di telegestione, è in grado di verificare i consumi dell’azienda. Poi, li ottimizza, segnalando manutenzioni, regolandone l’utilizzo, promuovendo presso i dipendenti dei comportamenti ecosostenibili e consapevoli.
L’Energy Manager gestisce gli acquisti di energia elettrica, riducendone i costi e promuovendo la corretta gestione dei carichi elettrici, per evitare picchi di potenza che vanno ad aumentare i costi. È subito chiaro come questa figura professionale sia strettamente collegata al Facility Manager, per quanto riguarda la manutenzione dei sistemi e degli impianti e con l’Utility Manager, per quanto riguarda la chiusura dei contratti di fornitura elettrica.

Chi è e cosa fa il Facility Manager?
Se si parla di manutenzione delle infrastrutture, degli impianti o dei sistemi, allora entra in gioco il Facility Manager: il suo compito è gestire eventuali budget d’impresa destinati proprio all’efficienza energetica dell’azienda. Questa si esplica anche mediante un buon funzionamento dell’impianto fisico o una buona gestione dei servizi aziendali, come i servizi di pulizia, di reception o la mensa aziendale.
Si evince facilmente come allora il Facility Manager debba gestire anche il personale preposto ai diversi servizi che un’azienda potrebbe offrire.
Suo compito è anche quello dell’analisi dei risultati di gestione: con davanti il bilancio di previsione e quello consuntivo, dev’essere in grado di valutare eventuali scostamenti tra quanto preventivato e quanto speso, in rapporto ai risultati di efficienza energetica ottenuti. L’obiettivo finale è sempre quello di risparmiare sui costi, ma senza nulla togliere alla qualità del lavoro e del servizio.

Chi è e cosa fa l’Utility Manager?
L'Utility Manager è un professionista che opera nel settore delle utilities mettendo le sue competenze al servizio di tutti coloro che lo necessitano, sia aziende che privati. In pratica, questo si traduce in: saper leggere le offerte dei fornitori, le fatture, comprendere le piattaforme di trading, le tecnologie e i vari aspetti fiscali e normativi, fare budget previsionali.
É un esperto di energia e di telefonia che lavora per tutelare gli interessi e le esigenze di cittadini e imprese nel rapporto che essi hanno con i fornitori di gas, luce, telefono e connettività.

Possiamo definire l’Utility Manager come una figura ponte: da un lato abbiamo il mercato delle utilities, dominato da attori sempre più aggressivi, dall’altro i consumatori, siano essi cittadini o imprese, che spesso si ritrovano in difficoltà di fronte a questa aggressività e non hanno punti di riferimento stabili e competenti su cui fare affidamento nei momenti di necessità.
L’Utility manager nasce come anello di congiunzione tra questi due mondi, come conseguenza della necessità di trasformare e ripensare il modo in cui viene gestito il settore, mettendo al centro l’interesse del consumatore “la propria necessità di sapere di pagare il giusto per ciò di cui necessita in termini di utilities”.

assiumLa figura dell'Utility Manager sta acquisendo sempre più importanza nella gestione delle commodities, per questo, sempre più fornitori si stanno adoperando per far riconoscere tale professione, tramite l'iscrizione ad un albo o ad un ruolo specifico, così da contrastare i generici "consulenti"  o call center, nonchè quelle attività di mero brokeraggio che, spesso, vengono confuse con il VERO CONSULENTE!

Il primo ente che ha definito le linee guida della figura dell'Utility Manager e costituisce, ad oggi, la più grande associazione in Italia che raggruppa gli utility manager è Assium.

Bonus colonnine per imprese e professionisti

bonus colonnine

Sono usciti i decreti attuativi per il riconoscimento di un contributo in conto capitale per le spese sostenute successivamente al 4 novembre 2021 per l’istallazione di colonnine elettriche.

La concessione del contributo è gestita da Invitalia.
Occorre presentare apposita domanda sul sito di Invitalia, il tutto come meglio precisato di seguito.
Si tratta di un contributo in conto capitale in misura pari al 40% delle spese ammissibili, soggetto alla regola del “De Minimis”. Occorre pertanto verificare la capienza nel registro degli aiuti di stato prima della presentazione della domanda.

Le spese ammissibili sono indicate nell’art. 6 del DM 358/2021.

Il decreto attuativo 160767 del 10.10.2023 disciplina le modalità di richiesta del bonus per l’acquisto e installazione di infrastrutture di ricarica di valore complessivo inferiore a 375.000,00 euro da parte di imprese e professionisti (art. 2, lettera a) e c) del D.M. 358 del 25 agosto 2021).
Il decreto attuativo 160809 del 10.10.2023 disciplina le modalità di richiesta del bonus per l’acquisto e installazioni di infrastrutture di ricarica di valore complessivo pari o superiore a 375.000,00 euro da parte di imprese (art. 2, lettera b del D.M. 358 del 25 agosto 2021).

Le istruzioni operative per la presentazione della domanda sono presenti nel sito di Invitalia, che è il gestore di tale contributo Bonus colonnine imprese e professionisti, che si seguito riporto:
- per gli interventi previsti alle lettere a) e c) del D.M. 358 del 25 agosto 2021 (acquisto e installazione di infrastrutture di ricarica di valore complessivo inferiore a 375.000,00 euro da parte di imprese) occorre
1) compilare la domanda online sul sito di Invitalia, a partire dalle ore 10.00 del 26 ottobre 2023,
2) inviare la domanda, sempre sulla stessa piattaforma, a partire dal 10 novembre 2023 e fino al 30 novembre 2023, tutti i giorni lavorativi, dal lunedì al venerdì, dalle ore 10.00 alle ore 17.00.
Per accedere alla piattaforma di domanda online, sarà necessario essere muniti di sistema pubblico di identità digitale (SPID), carta d'identità elettronica (CIE) o carta nazionale dei servizi (CNS) e di una PEC attiva.
- per gli interventi previsti dalla lettera b) del D.M. 358 del 25 agosto 2021 (acquisti e installazioni di infrastrutture di ricarica di valore complessivo pari o superiore a 375.000,00 euro da parte di imprese) le imprese potranno inviare la domanda di accesso al contributo esclusivamente tramite posta elettronica certificata (PEC), attiva e risultante da Registro delle Imprese, al seguente indirizzo PEC: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. dalle ore 10.00 del 26 ottobre 2023 e fino alle 17.00 del 30 novembre 2023.
Alla domanda devono essere allegati, fra l’altro, copia delle fatture elettroniche e della documentazione attestante l’avvenuto pagamento nonché copia dell’estratto conto da cui risulti l’addebito e che mostri chiaramente l’addebito, l’importo e la causale nonché la dichiarazione di conformità degli impianti e la relazione tecnica finale secondo il modello di cui all’Allegato 2 del DM.

Mobilità elettrica tra innovazione e fake news

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Il passaggio alla mobilità elettrica come nuovo standard per gli spostamenti rappresenta un cambiamento epocale, destinato a rivoluzionare le regole del gioco (tecnologico, economico e sociale). E, come tutte le grandi innovazioni, porta con sé storie affascinanti di idee e scoperte.
Buona parte del dibattito sulle e-car è legato alle tecnologie di ricarica e di storage ed è su questo che si è concentrata la ricerca, come dimostrano la qualità e la quantità delle innovazioni del settore.
Una di queste è la cosiddetta ricaricaa induzione dinamica”, messa a punto dalla start-up israeliana Electeron. La sua particolarità è che si attiva durante la guida, senza necessità di fermarsi, grazie a un circuito presente sotto l’asfalto che entra in funzione al passaggio del mezzo, dotato di dispositivo che dialoga con quello stradale. L’avvincente storia di questa innovazione, che ha degli ambiti di sperimentazione in tutto il mondo, Italia compresa, è raccontata in un episodio di Rumors d’ambiente, il podcast di innovazione e sostenibilità realizzato da Repower.

Rispetto a tutte le grandi innovazioni, la mobilità elettrica non fa eccezione anche per un altro aspetto, quello di essere accompagnata da una buona dose di diffidenza, spesso generata da una non conoscenza, il cui risultato è un’abbondante quantità di fake news.
Ha provato a smantellarle Filippo Solibello, che, in un altro episodio di Rumors d’ambiente, ha intervistato il professor Nicola Armaroli, dirigente di ricerca del CNR, che si è concentrato sui due principali pregiudizi legati alla ricarica delle auto elettriche: la scarsità di infrastrutture di ricarica e i relativi tempi.
In realtà, il PNRR prevede lo stanziamento di oltre 700 milioni di euro per la costruzione di 21mila colonnine sul territorio italiano e le moderne tecnologie di ricarica rapida permettono di espletare la pratica in pochi minuti. Senza contare la possibilità di vivere gli spostamenti in modo completamente nuovo anche a livello esperienziale, senza rumori e senza emissioni.
Il passaggio all’elettrico rappresenta non tanto il futuro, quanto il presente della mobilità e conoscerlo è il modo migliore per viverne i vantaggi.

Perché l’aumento dei prezzi delle rinnovabili non è necessariamente una cattiva notizia

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Privilegiare le fonti rinnovabili rispetto a quelle fossili rappresenta per le aziende una delle azioni principali in grado di rendere la propria attività più sostenibile.
Oltre a una questione “di coscienza” interna alle singole organizzazioni, una maggiore esigenza di sostenibilità si è resa inevitabile a causa della necessità di redigere bilanci tematici e produrre certificazioni relative all’impatto dell’attività aziendale e alle strategie di compensazione messe in atto.
Senza contare il fatto che rifornirsi da fonti rinnovabili può diventare anche conveniente grazie alle agevolazioni previste dal sistema fiscale.
In un contesto così delineato, tuttavia, i prezzi delle fonti rinnovabili sono in aumento.

“Questo aumento – spiega Lucia Trevisani, Marketing Manager in Repower Italia – è dovuto a una serie di fattori: lo shock energetico dello scorso anno, sebbene in parte sia rientrato, ha comunque modificato le politiche dei prezzi in modo abbastanza stabile.
In secondo luogo, il mercato delle rinnovabili non riesce a tenere il passo della domanda, sempre crescente, determinando così un incremento del valore di questo bene. E poi ci sono i fattori ambientali: la siccità degli ultimi tempi ha fatto innalzare il costo dell’energia idroelettrica e questo aumento ricade in parte anche sulle altre rinnovabili come solare ed eolico”.

Uno scenario che rischia di mettere in crisi la transizione energetica? “Sicuramente uno scenario complesso che, fortunatamente, presenta le caratteristiche della congiuntura, più che della struttura. È verosimile che, nel giro di pochi anni, il mercato delle rinnovabili riesca a strutturarsi in modo più efficiente, riuscendo a soddisfare la crescente domanda a livello globale. In seguito a una normalizzazione di questo tipo, è ragionevole pensare che anche i prezzi si assesteranno su valori più accessibili”, conclude Trevisani.